martedì 26 ottobre 2010

finita la pioggia

Appesa a un filo di erba
afferro una goccia di pioggia sospesa
 e la sento scivolare tra le dita
poi le  scuoto fortissimo
per liberarne tante al posto di una.

Brrr che freddo
Ma  hai visto che fai? Mi stai schizzando!
Non guardo, non sento,
mi appoggio alle foglie.
A me piace giocare.

Sei un folletto, mi dice,
ridendo di denti canini da sotto il cappello a punta.
Non vale la predica fatta da te, spiritello;
a me  piace (spesso) scherzare.
Di scherzo innocente che ruba i sorrisi, 
per respirare la gioia che, a volte,
qui dentro non c'è.

sabato 23 ottobre 2010

con le mani di melograno

Questo è un discorso dalla parte dei gatti e delle femmine, no, veramente è un discorso dalla parte del mio gatto e dalla mia.
Va beh, solo dalla parte mia.
Quindi se non vi piace l'idea, chiudete subito.
Fatto? Bene.
La mattina è per me il momento ideale per le coccole, quelle prese a piene mani, quelle dell'amore che sbrodola dalle pareti che se ti mettessi a leccare l'aria saprebbe di marmellata, burro e cacao, di zucchero, brodo di giuggiole, miele e anche un po' di gianduiotto.
Quelle del caffè che serve come ricostituente per ricominciare l'amore, soprattutto se mischiato al rosso dell'uovo.
Quelle  del bagno nella vasca con la musica in sottofondo.
Del mio gatto che ronfa acciambellato tra le gambe, talmente forte da farmele vibrare, quel motorino del mio gatto.
A pensarci, una roba così, prodotta da un uomo, non me la  riesco a immaginare, tantomeno aspettare, tantopiù spiegare.  Il massimo della vibrazione fisica che riesco a concepire, generata da certi uomini , è una scoreggia, sì. Però puzza.
Non è uguale neanche per 'sta cippa.
Ma quando succede che succede (non la scoreggia, per chiarire, che c'è sempre qualcuno di spirito) e che arriva quello che riesce a smuovermi una per una le corde, i nervi, i peli, la pelle, la saliva, gli umori, e mi accorgo che, se anche gli partisse il peto del secolo, non avrei niente da ridire (ma solo motivi per aprire la finestra), allora, è il momento della svolta.
Dei numeri di incontri  perdo traccia, numero di cellulare, nome proprio e qualunque ricordo, a dimostrare quanto la mia memoria sia selettiva, nel bene e nel male, perchè nel migliore dei casi mi rimane, a livello inconscio, qualche sciocco tabù derivato da una pratica che sarebbe oggettivamente divertente se non fosse collegata come un malaugurio a quel preciso incontro.
Che ho detto?  E non lo so
.. stavo in realtà pensando al melograno. A quel profumo, ai 1ooo chicchi che ci metto una vita a sgranare, li mangio e ce n'è sempre uno che mi lascia quel saporaccio in bocca e subito devo mangiarne un altro. Spero sempre che l'ultimo ingollato sia il più dolce e croccante e penso che mi fermerò e non ne mangerò più, per non perdere quel sapore.
Penso, io.
Ma si sa che, se stimolata male, la mia memoria si resetta. Automaticamente.

mercoledì 20 ottobre 2010

pensate a grappolo

Sono quelle cose di una volta,
capitate una volta, che non torneranno,
non uguali alla prima volta.

come quando nonno sì lavò i denti col Lasonil scambiandolo per dentifricio

e mia sorella preparò le rolatine di carne con la lavanda al posto del prezzemolo

come quando spensi la sigaretta col piede, ma ero scalza

come il TROPICAL (cocktail del capodanno 1994/95) di nostra invenzione composto da 3 quarti di alcool e 1 quarto di tutto ciò che capitava a tiro. E ho detto -tutto-.

come F. che non avendo più cartine, si rollò una canna col sacchetto
del pane e lo scotch marrone e se la fumò

come la mia prima visione di Psycho

come quando ballavo questa. 


martedì 19 ottobre 2010

Vicino a un anno di distanza

Ti ho rivisto vicino
abbastanza da rubare i desideri
non troppo da realizzarli
accovacciato sull'anima
per adombrarla
non per proteggerla
chino sul corpo per penetrarlo
senza avere il cuore adatto.
Invidioso della leggerezza che non hai
la superficialità ti fa corazza
di un per sempre che neghi
eppure l'hai decretato
in un tempo a cui non appartengo io.
Ho provato, così forte.

sabato 16 ottobre 2010

ultra suoni

Gomiti appoggiati al divano, gambe incrociate sul tappeto, testa china sul lato sinistro, capelli in autogestione riccia.
Rimedi ai pensieri sconclusionati:
sigaretta
musica
chiamare gatto
La maglietta sale lasciando scoperto l'addome, un punto attira l'attenzione. L'ombelico.
La mano libera si appoggia e scivola, ne traccia i contorni.
Rimedio: ricordi.
Torna indietro.

Il pane abbrustolito sulla stufa, il profumo dell'olio d'oliva e quello della pannocchia bollita.
Nonno girato di schiena che armeggia ai fornelli. Sta preparando le verdure ripiene.
Torna indietro.
La penombra nel caldo, il corridoio, le porte tutte chiuse tranne una, la luce di candela e i suoi occhi chiusi.
Torna indietro, ancora.. cerca, cerca..
L'acqua alta salata, le mani aggrappate al costume.
Torna indietro.
Ci deve essere da qualche parte un frammento della sua voce,  un pezzetto della sua pelle.
E' troppo forte la voglia di urlare fino a frantumare i vetri, quel rumore sì potrebbe spezzare il pianto.
L'ombelico.
Eccolo il ricordo, il punto d'incontro. Sta tutta lì la parte che univa.
Torna indietro.
La sua mano si accarezza il ventre abitato e sorride e canta.
Io sto dentro a nuotare e, non so perchè, vorrei poter ricordare quella canzone.

mercoledì 13 ottobre 2010

Siete un po'ssessivi

Mio è egoista, autoreferenziale e narciso.
Suo e Loro sono gemelli, espatriati forse esuli, parlano di cosa non si sa.
Vostro è odioso, ha la spocchia e, senza dubbio, anche le orecchie a sventola.
Tuo straparla, vive in un altro pianeta.  Con Mio fanno un gran casino ma non c'è verso che si capiscano.
L'unico vagamente centrato è Nostro, il fratello buono, generoso. Niente per me che non sia anche per gli altri.
Peccato parli spesso da solo.

domenica 10 ottobre 2010

mania(ca) o dell'umidità

Il freddo umido mi mette lo scazzo, addosso e dentro le ossa.
Mi rifiuto di fare il cambio di stagione.
In qualunque stagione.
Tengo mischiati maglioni invernali con canottiere leggerissime.
Ho messo il cappotto per uscire, aperto-slacciato ma sempre cappotto.
Mi piace provare i vestiti trasparenti estivi cortissimi e svolazzanti soprattutto quando fuori fa un freddo becco. E immagino quelle scene da film dove lei si presenta a casa di lui con un cappotto pesantissimo e sotto indossa solo biancheria intima.
Sono tentata di farlo, prendere il bus così agghindata sapendo che gli altri non sanno.
Un po' come il maniaco con l'impermeabile.
Che se non piove, però, lo riconosci subito.
Sarà l'umidità che stimola la perversione..

mercoledì 6 ottobre 2010

dalla parte di Lui (e mo' bbasta)

"Ora basta!!
L'uso inappropriato del mio nome, la mia continua invocazione è per me motivo di sconforto, ora come ora.
Sapete della mia esistenza da sempre eppure continuate a chiamarmi solo negli attimi di rabbia, di delusione, di ira.. perchèè?? Mi tenete appeso, inforcato, ma vi rivolgete a me solo nel momento del bisogno.
Ho donato a voi il mio figlio migliore e voi che fate?Lo sacrificate ogni anno in occasione delle feste; ma è anche mio il corpo, la carne che voi mangiate (buona parte di voi),  il sangue che versate, placando i vostri peccati, senza soffermarvi mai sulla sofferenza, sulla mia e quella dei miei figli devoti e della madre che li ha partoriti.
Voi, in fondo, non sareste nulla senza di me e senza ciò che tramite me.. ogni mia parte..  potete creare.
Esigo rispetto.

p.s. io esisto e davvero mi sono fatto in 3 per voi, ingrati."


Firmato

il porco

lunedì 4 ottobre 2010

3/4 di burro

Il composto che riempie questa ciotola è un pianeta.
Il burro intiepidito a temperatura ambiente.
Il burro e lo zucchero versato sopra,
 a pioggia,
lavorato, rimestato,
accarezzato col cucchiaio.
Si gonfia.
Il burro-zucchero spumoso, l'uovo e la farina.
Il cioccolato fuso che lo colora.
Il dito affonda e si porta alla bocca, da solo,
è un astronauta in un viaggio spaziale a gravità zero. 
Rimbalza dal composto alle labbra.
Non so se arriverà a diventare torta, questo pianeta.

domenica 3 ottobre 2010

(Sunny)

Din din tin
il cucchiaino nella tazza del caffè
cosa facevo prima?
sfrschhh
plastichetta dei biscotti, che non sai mai se la ricicli nella carta o nella plastica
per non sbagliare, indifferenzio.
pluck
biscotto nel caffè

una volta scrivevo sui fogli e mi piaceva temperare la matita
ma poi usare sempre la penna nera, non blu
senza guardare dove
giravo il foglio per occupare i bordi, e in mezzo uno o più ghirigori.
ghirogoro. se è uno. prima ciccio e poi smilzo.
cosa stavo facendo prima?

venerdì 1 ottobre 2010

capriole nel prato

Il gioco che preferisco si fa in due, che potrebbero diventare tre, ma col tre coperto, che c'è ma si percepisce solo, come un respiro troppo affannato e non come un rantolo, come un profumo che resta nel cassetto ma si perde sulla federa del cuscino.
Le regole sono due.
Nella dinamica del gioco è importante che chi conduce faccia credere al secondo che è lui, in realtà a guidare, e che lo creda fino alla fine; se si finisce fuori strada, potrà dirgli "è colpa tua".
Nella dinamica del gioco è importante che il secondo faccia credere al primo di essere convinto di condurre, fino alla fine, per potergli dire "scusa, mi dispiace".
Nel finale, sempre si finisce a rotolare giù per una collina, ma non è così traumatico, perchè non c'è strada, non ci sono colpe nè scuse, non c'è respiro affannato. 
Rimane solo il profumo, annodato ai pensieri.
Se il gioco è stato realmente condiviso, rispettando le regole, le mani si cercheranno ancora. Insieme a tutto il resto.