mercoledì 28 marzo 2012

l'abbecedario, la fatina e certe storie così

Alla parola ABbeCedario, mi si rialzano le orecchie e ricordo fiabe, abbrivi, una canzone - storie di ombrelli, manici, impugnature e bacchette - e divento un tutt'uno con Otto.

lunedì 19 marzo 2012

Promemoria

A san Giuseppe vanno le zeppole 
che lo fanno alto e imbottito di crema
senza scordare le ciliegie candite
perchè solo il dolce valeva la pena di accettare l'invito a pranzo, 
che è diventata cena.
Le raccomandazioni sono sprecate col cabaret in famiglia, 
di paste e di genere.
Io e sorella: "Babbo, tu non dovresti mangiarle, hai il diabete e sei cardiopatico."
Beh, voi allora non dovreste essere figlie mie, siete psicopatiche.
Occhei.

venerdì 9 marzo 2012

c'è anche il nove marzo, ore 18.55

Era giusto ieri che pensavo di voler scrivere un libro intitolato "La spada nella doccia",  lasciando spazio a interpretazioni disastrose sulle attitudini di re Artù; pulito, certo. 
Più rockstar che altro, strafatto dalla mattina alla sera e capellone.
Assai diseducativo. 
Ma la storia di ieri sera è stata un'altra.
Stavo al Museo di Antichità che era pieno di antichità e povero di visitatori, nonostante fosse gratis; ho potuto provare l'ebbrezza di preparare un talco profumato con chiodi di garofano, mirra e cannella in un mortaio di legno, con il caolino al posto del talco e con la tentazione di andare a staccare una protuberanza del Cesare in marmo da usare come pestello.. 
hai presente che vuol dire polverizzare la mirra con un pestello di legno? chi l'avrebbe detto poi che avrei visto della mirra? 
Son soddisfazioni. Lo userò per condire la prossima bistecca. 
Tornando a casa a piedi mi sentivo molto etrusca, tale e quale una certa Tanaquilla, che sapeva vedere il futuro, come gli aruspici, e disse a suo marito Lucamone di andare via da Tarquinia, se voleva passare alla storia, per preferirgli Roma, e soprattutto di cambiarsi il nome.
D'istinto egli volle appellarsi Lumacone e lei gli sferrò uno scappellotto tale da fargli perdere coscienza, così che quando si svegliò era diventato Tarquinio Prisco ma anche quinto re di Roma.
Anche quelle furono soddisfazioni.