martedì 30 novembre 2010

sudamé

Io dovevo nascere al sud.
Sono fatta di sole, per il sole.. camminavo sotto la neve, sì, con la faccia all'insù per baciare i fiocchi, ma sotto sotto io lo so che aspettavo.
Può piacermi una volta la neve, il sole invece mi piace sempre.
Perchè nel caldo è la mia casa, nel vento che frusta il mare, nella canicola delle masserie, con gli sterpi e la terra assolata e la sabbia che ti punge.
La sabbia che ti entra negli occhi, ti gratta la schiena, ti si infila negli slip e nelle scarpe e te la porti in casa; non c'è verso di ramazzarla, la puoi solo aspirare, ma tanto torna, perchè sta anche nell'aria.
Non potrai sapere cos'è il pulviscolo finchè non metti piede in casa mia. Dopodichè il tuo piede sparisce. Nel pulviscolo.
Io sono il meridione.


che mi capita di fare un commento qui e viene fuori il delirio.

lunedì 29 novembre 2010

accostamento

Era una persona particolare.
Trapelava dallo sguardo obliquo.
E dalla leggera zoppìa, a destra, compensata dall'asimmetria della cotonatura ai capelli, a sinistra.
E dal cappotto svasato in senso contrario, stretto al fondo e largo sulle spalle.
E dall'accoppiata geniale dell'acquisto: un hard disk esterno da 1,5 TB e uno spray rivitalizzante per capelli.
La cassiera la osservò e disse "Tutto qui?"
"Si -rispose- il calzascarpe per mancini non l'ho trovato."
E si allontanò così, di profilo, slittando a lisca di pesce.

sabato 27 novembre 2010

tutto sommato

Il desiderio più forte della notte appena trascorsa
è senza logica. 
Iscrivermi alla facoltà di matematica.

giovedì 25 novembre 2010

sono entrata nel cuore

Il solito peggiore bar è sempre uguale.
Avevo la necessità di stare sola, in un luogo familiare.
Eppure é diverso.
Ho salutato i due proprietari, come sempre, ho ordinato una weiss piccola, come sempre, mi sono accomodata sullo sgabello alto, come sempre.
A sinistra il bancone é occupato dal solito avventore amico che mi ha guardato con l'aria di chi sa tutto, ma non ti dice niente. Mi abbraccia con forza che quasi mi stritola.
Un'ora. L'intervallo giusto per ridere di gusto con i brizzolati signori eleganti dell'angolo del solitario che mi hanno accolta, con strette di mani, le chiacchiere del dopo lavoro e qualche battuta sulla situazione politica. Sono di diritto entrata nel club, come un'amica che  non rivedi da tempo e l'appellativo serioso di Donna Lucia.
Ho scelto l'ora migliore e ancora vuota del casino dei mojto e degli spritz, quando ancora, se il proprietario (quello dei due più antipatico) parlando a voce alta dice "e secondo te, a uno che entra qui e mi dice: sai cosa sei tu?, io che gli devo rispondere?", ci si può permettere di suggerirgli  "uno Stronzo!" senza che ti sbatta fuori dal locale.
Gli avventori di lunga data non puoi mandarli via, sono il cuore del bar.

martedì 23 novembre 2010

luoghi dal tempo perfetto

E' nella strettoia che voglio stare.
Lo spazio si allarga, sopra e sotto, la sabbia cade
e per poco è velocissima, prima di posarsi.
Da dove.
Verso dove.
Immobilizzami lì, mentre corre la sabbia, 
nel punto esatto dove rimangono solo pochi granelli in bilico,
tra come era e come sarà.

venerdì 19 novembre 2010

Fuori campo

Il fruscio crocchiante del tappeto di foglie e rami m'incanta. 
Pare un peccato schiacciarle, ma è un peccato necessario per attraversare il bosco; mi fermo per ascoltare il lento lasciarsi andare e tornare delle forme degli alberi, che si rilassano e ticchettano, gocciolando l'umidità della nebbia. Fitta.
Il richiamo è forte a lasciarmi andare, fiduciosamente, nell'avvampare delle foglie, che diventano rosse, invecchiando, tra questi rami. Lenta lenta la nebbia si scioglie e il cerchio arancione sfuocato diventa più giallo, più caldo. 
Voglio chiudere gli occhi e rimanere qui il tempo di  arrossire del calore del sole, addormentata fra le braccia legnose finchè non mi spunteranno germogli fra le dita.

No, dai, fa troppo freddo.
Davanti alla stufa non si sta meglio?

La voce fuori campo mi rompe sempre la poesia. 

mercoledì 17 novembre 2010

in loop

Dopo la neve,
stava ferma in quella posa elegante
così per giorni e notti
a farsi guardare attraverso il vetro
sempre assorta lontana e soave
finchè la mano gentile
ma ferma
la voltava a capo sotto
un istante,
e la rialzava,
per far, alla fine, di nuovo nevicare.

lunedì 15 novembre 2010

lanciami i componenti

Sono belli gli animali domestici. I gatti, più degli altri.
Fanno compagnia, meglio dei figli (che fanno troppe richieste inaccettabili) e meglio dei genitori (che pongono domande inutili che non hanno risposta). Fanno le coccole con più trasporto di un fidanzato, che usa anche lui il divano come seconda casa, ma non sanno ancora usare il telecomando, mi aspettano dietro la porta con quegli occhietti così allungati e dolci, con la coda dritta dritta, fortuna che non ne ho 44 di gatti messi in fila per 6, ma solo il resto, cioè 2.
Due tornado,
due armi di distruzione,
due masticatori,
due teppisti.
Sono un'associazione per delinquere.
Non li conto più i danni che fanno.
Oggi devono averci dato dentro parecchio con l'operazione polverizza la stanza.
Ok, qualcuno mi lanci i componenti. Stasera li distruggo.


..che con quella faccia da guappo, vuole mettermi paura..

domenica 14 novembre 2010

canzoncine (Lali Puna)

Know you will
Sleep allright
Know you will
Sleep allright


Rest your head
And take a seat beside
Come sit down
Come calm down


See them falling
See them falling

venerdì 12 novembre 2010

sono ospite

Cioè, io non scrivo racconti.
Cioè, quasi mai.
Cioè, io non so neanche cosa scrivo.
Cioè, quasi sempre.
Come gli sarà venuto in mente di voler abbassare così il target dei suoi lettori?
Cioè, Signor Flannery, lei è un pazzo.

martedì 9 novembre 2010

che te lo dico a fare?!

Ubi Minor mi ha tolto il post di bocca.
Con meno parolacce, però.

sabato 6 novembre 2010

di ritorno

Che faccio, prendo o lascio?
Ritrovarsi, con quella faccia che mi ritrovavo, scavata dal sonno, coi jeans talmente lisi da sentirmi in mutande e con un cioccolatino d'accompagnamento in borsa, come portafortuna.  
Lo voglio tenere per il ritorno.
Ma ero troppo vicina al termosifone.
Non so com'è che avevo accettato quell'invito a cena; per languore di una lontananza fisica e per vedere se ancora degli argomenti di conversazione ci accomunavano? è andata poi bene alla fine, anche se ho rovistato troppo spesso nella borsa per controllare che niente si fosse sciolto (il portafortuna) e anche se, a tratti, mi pareva una chiacchierata da ascensore (che guardo l'ora così spesso da far rinculare il tempo e scopro che certe macchie sanno di eterno).
Non saprei dire se si è esaurita l'affinità e questo non mi ha turbata. Insomma, forse ho inteso per un paio d'ore lo scorrere circolare delle stagioni, che è infinito ma ha un'inizio e una fine.
Il cioccolatino era intatto e l'ho mangiato assaporando la fortuna, mentre tornavo a casa.

giovedì 4 novembre 2010

Stop

Cammina.
Le mani infilate nelle tasche del giubbotto.
"Fa freddo, stanotte" pronuncia la frase a voce media, come un pensiero che va lasciato andare per rendere l'aria meno pungente, ma non a voce troppo alta,che la gente dorme. Dormono tutti.
ore 5.22. Non proprio tutti. Ci sono un paio di finestre illuminate dietro le imposte chiuse, una lontana e non lo sentirebbe, l'altra quasi di fronte.
Sta tornando a casa.
Che serata. Che nottata. "Mattina, per la verità. Fa freddo stamattina, questo è il pensiero giusto".
Ridacchia. E' felice. Ha bevuto qualche media, non è certo sobrio ma, sicuro, è in grado di camminare tenendo il marciapiede lì a destra. "Non così!" e comincia a zigzagare "Ecco, questo non è sobrio!".
Dai, occhei. La notte è stata proficua. Gli amici al bar, dopo cena, di sabato, domani è vacanza. OGGI. Ragiona. Ridacchia di nuovo. Posso dormire, cazzeggiare, pensare, mettere giù qualche pezzo nuovo. Il prossimo weekend cominciano i concerti, si prova mercoledì, giovedì e venerdì.. Ehi!!
Si ferma un attimo per un silenzioso assolo di chitarra a mani nude.
E pensa a lei, conosciuta qualche ora prima, bella. Gli sorrideva, pareva interessata a quello che lui aveva da dire, a fine serata si erano scambiati i numeri. Cazzo, questa è la volta buona.
Ore 5.43. Se piomba ora in casa, di fisso sveglierà qualcuno, mamma sicuro. Meglio di no, ancora una siga, me la giro, me la fumo con calma e vado a far colazione al bar. L'unico aperto è qua dietro, vicino alla stazione. Guarda che bbello, il piazzale vuoto, neanche gli spaccini, niente. Occupo una panca ed è mia, solo mia. Si siede, allarga le braccia sullo schienale, poi si stende e pensa al giorno, il sole che viene su, la vita che avanza, la sua, lei, la musica, la gente bella conosciuta e quella ancora da  conoscere.
E' un attimo, non ha sentito il rumore dell'auto, che l'ha seguito in tutto il tragitto, fermarsi; ora ha chiuso gli occhi, non ha visto il lampeggiante.
Solo ad un tratto il fruscìo, si volta e l'ultima cosa che vede è la divisa dietro il manganello.
Poi, STOP.

martedì 2 novembre 2010

mareggiata

L'immagine di una litigata fuori misura, braccia che si agitano, due facce distorte dalla rabbia.. ma infantile. Come piedi di bambini che strepitano in modo assurdo, incontenibile, per le patatine negate fuori orario.
Le facce sono di adulti però, consapevoli e duri, le voci si fanno più acute per sovrastarsi.
Penso ora finisce male però no, guardo meglio; si sfiorano nei corpi con la delicatezza che non usano nelle parole. Mi sono persa nei loro movimenti, tappandomi le orecchie, e sembrava una danza tribale di corteggiamento.
Si sono allontanati, tendendosi, per mano.
E mordendosi il collo.
Non finisce.

lunedì 1 novembre 2010

quando ti chiedono cosa vuoi di più e tu rispondi: un futuro

Potrebbe essere accidia la mia. 
Non è che me ne faccia un cruccio; essendone afflitta, mi si dice, è proprio lì che sta il problema.
Che dovrei, potrei e allora farei. L'accidioso vive nella contemplazione e si assuefa (senza avere la benchè minima voglia di controllare come si scriva -assuefà-) constatando quello che è il suo operare.
Leggo che questo inverecondo peccato capitale nasce dalla soddisfazione e non dal bisogno. Analizzo la situazione e la contemplo, allora.
Insomma, cosa voglio di più se riesco a lavorare, tirando avanti la carretta, con la sveglia che suona alle 5.30 ogni mattina, senza rientrare a casa prima delle 19, quando penso positivo, potendo godere di ben due viaggi ad ammirare il panorama ogni santo giorno, per un totale di tre ore di gita giornaliere, arrivando a conoscere le sfaccettature di questa città e della sua collina in ogni stagione, col caldo-secco, il caldo-umido, la pioggia, la pioggerellina, la grandine, il freddo-becco, l'attesa, la corsa per non perdere la coincidenza, i ritardi, ogni giorno col dubbio il tour lo farò seduta quest'oggi o in piedi, con il gomito di qualcuno piantato nello sterno o nel fianco, come una specie di via crucis per noi poveri cristi della modernità?
Cosa voglio di più se porto a casa uno stipendio, a differenza di molti, che basta per più di metà a pagare l'affitto e per quello che rimane a sostenere le spese, per scelta (ovvio) ridotte all'osso e non alla necessità?
Io vorrei andare al cinema
comprare e leggere più libri
andare a teatro
viaggiare e non per lavoro
cose per cui, ora, se anche avessi i soldi, non avrei tempo
e vorrei comprarmi una casa, prima che la banca tiri fuori le trombette e i fischioni vedendomi anche solo entrare, pensando che io sia un barzellettiere vivente.
Io voglio sputarci sulla banca e ritornare al baratto che ha più senso.
Voglio un futuro fattibile senza ricorrere a prestiti, rateizzazioni a tasso d'usura, favori, ipoteche di dignità, prostrazioni a novanta e zerbinaggio, lotterie fregasoldi, scommesse, furti e spaccio di fuffa.
Senza dover lavorare per 12 ore, che io il viaggio non lo considero no un intermezzo, visto che è lì che lavoro ed è là, molto più in là, che vivo, e se ci devo mettere meno, allora trovamela tu una casa più vicina che io possa permettermi di pagare.
Dico che farei tanto, se avessi i mezzi e se per averli non dovessi dimezzare il mio tempo buono, perchè poi ti dicono: per avere di più devi dare di più.. BALLE. Forse è più vero: per avere di più devi darla/o di più. Vedo politici, amministratori delegati, dirigenti e pure artisti, diciamolo, spartirsi vagonate di soldi e non fare uno stramaledetto cazzo.
Analizzata la situazione, l'ho contemplata e la mia non pare, a me, accidia.
Perchè poi mi viene anche in mente che vorrei poter metter su famiglia, godermela e viverla. Al solo pensiero, voi le sentite le risate di sottofondo da sit-com americana degli anni ottanta? ecco, a me quelle non hanno mai fatto ridere.
Io sono incazzata abbestia. Della stanchezza fisica che diventa mentale e rende indolenti per bisogno di soddisfazione.