domenica 27 settembre 2015

d'io

Sono una guardona, lo ammetto.
Piuttosto che occupare il centro di una scena, preferisco osservare dai bordi tanto al margine da rasentare la trasparenza. Poi m'incazzo se qualcuno non mi nota, però questo fa parte del carattere "non bello". Ma credere di esser perfetti lo lascio ad altri, come peccato.
Che poi non è questa gran confessione, ma anche da bambina, quando ero sulla strada per cominciare a credere in qualcosa/qualcuno di evanescente immanente onnipotente e trino,  ho fatto fatica a farmi piacere la confessione più di altri sacramenti, perchè non trovavo peccati abbastanza significanti da confessare.
O perchè trovavo assurdo raccontare a un intermediario quello che il suo capo doveva già sapere, da onniscente; cioè, se io fossi dio, a parte rendermi conto di aver creato una razza a tratti disgustosa, ipocrita, egoreferenziale e piena di pregiudizi, troverei la mia più grande soddisfazione nello sbirciare la vita di tutti. Da trasparente che però si fa notare con apparizioni su macchie di muffa.
Li scoverei da me i peccatori, ed essendo dio dovrei adoperare la mia giustizia (unica e incontrovertibile) da solo, altrimenti onnipotente stocazzo.

10 commenti:

  1. Ognuno ha i suoi difetti
    Maurizio

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  2. e che il nostro pensiero vada a tutti quei bravi giovani che ricorsero al remedium concupiscentiae per non aver la frustrazione di ripetere sempre lo stesso ritornello al padre spirituale e che poi si ritrovarono punto ed a capo, ma con un immenso fardello in più da sostenere

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  3. Adesso manco esiste più, che io sappia. Ma ci penso, ci penso e mi dolgo per loro.

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    1. ma allora se non esiste più è finito tutto, non c'è più scopo. Però se non vado errato qualcuno di questi ancora si vede addebbità la separazione perchè beccato con un'altra partner, anche se meretrice

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    2. Cito:" Fino al Concilio Vaticano II l’espressione remedium concupiscentiae indicava uno dei fini secondari del matrimonio, tradizionalmente inteso come una sorta di “legittimazione” della sessualità disordinata. Quest’articolo si propone di corregere una tale impostazione, che comporta una visione distorta della santità matrimoniale, riprendendo la dottrina agostiniana e tomassiana, e anche la teologia del corpo di Giovanni Paolo II. Qui si sostiene che la concupiscenza (che è diversa dal vero amore sessuale) è una forza che bisogna combattere e andare via via purificando nella vita matrimoniale, in tal modo che i coniugi si aprano reciprocamente nel dono di sé. Il matrimonio diventa così una chiamata alla crescita nell’amore, in uno sforzo degli sposi, sorretti dalla grazia, per conquistare la purezza e la casta donazione che è propria dell’originale condizione sessuale-coniugale umana." Comunque devi pagà..

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  4. cmq l'onnipotenza è quella dote che ti permette di creare un essere più forte di te e pertanto non essere più onnipotente (non credo sia mia...).

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Ricorda: "Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai niente. Sii gentile. Sempre". Poi lèvati dalle palle.