domenica 29 giugno 2014

nuvole di draghi

Un giorno di penombra distratta e nuvole, di draghi bellissimi, lo specchio mi riflette un angolo. 
Solo un pezzo, di una casetta di lumaca sulla schiena. 
C'è scritto: l'hai rubata! 
No dico, e la coda di sirena è mia, che fai, tocchi! 
Stanno tutti a guardare in quel microscopico angolo di riflesso rotto, me, che invece sto ammarmocchiata come un bambino a far la pipì. Mi scappava, non è meglio lasciarla andare? 
Trattenere dovrebbe essere reato, tranne la modica quantità, per uso personale. 
Trattenere infiamma senza criterio, invece che davanti a un bel falò, mi sarei ritrovata in un rogo. 
Come le streghe.
Perché non lo stendi bene, quel destino, appena lavato? Lo sanno tutti stirarlo non serve, se lo accarezzi con le mani, due pinze e si asciuga al vento. Vedrai.
Pieno di strappi che te lo porti appresso. Io l'ho ricucito e rattoppato e non mi copre mai tutta. Preferisci i piedi, scoperti nudi. Le braccia lunghe, tanto, che sono i rami di ogni stagione. Le gambe. 
Io non le accavallo mai, ad esempio.

5 commenti:

  1. Ah, ah, ah, geniale... e tutta questa storia è partita dall'osservazione delle nuvole. Vanno, vengono ...

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  2. neanch'io le accavallo più ormai le gambe
    ho dei dolori lancinanti lungo tutto il bacino
    addirittura negli autobus preferisco restare in piedi
    cercando un po' di conforto nello stretching con le varie maniglie di sostegno

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    1. No, vedi, ho mantenuto una certa flessibilità e così le incrocio. Stile capo indiano ma d'America, no yoga. La spiritualità è per le anime alte. Io rovisto nel torbido.

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  3. E quando uno non ci riesce, a lasciar andare?

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    1. Guarda, piuttosto chiedimi qualcosa di astrofisica. Però magari basta un diuretico o affettare un sacco di cipolle.

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Ricorda: "Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai niente. Sii gentile. Sempre". Poi lèvati dalle palle.