Potrebbe essere accidia la mia.
Non è che me ne faccia un cruccio; essendone afflitta, mi si dice, è proprio lì che sta il problema.
Che dovrei, potrei e allora farei. L'accidioso vive nella contemplazione e si assuefa (senza avere la benchè minima voglia di controllare come si scriva -assuefà-) constatando quello che è il suo operare.
Leggo che questo inverecondo peccato capitale nasce dalla soddisfazione e non dal bisogno. Analizzo la situazione e la contemplo, allora.
Insomma, cosa voglio di più se riesco a lavorare, tirando avanti la carretta, con la sveglia che suona alle 5.30 ogni mattina, senza rientrare a casa prima delle 19, quando penso positivo, potendo godere di ben due viaggi ad ammirare il panorama ogni santo giorno, per un totale di tre ore di gita giornaliere, arrivando a conoscere le sfaccettature di questa città e della sua collina in ogni stagione, col caldo-secco, il caldo-umido, la pioggia, la pioggerellina, la grandine, il freddo-becco, l'attesa, la corsa per non perdere la coincidenza, i ritardi, ogni giorno col dubbio il tour lo farò seduta quest'oggi o in piedi, con il gomito di qualcuno piantato nello sterno o nel fianco, come una specie di via crucis per noi poveri cristi della modernità?
Cosa voglio di più se porto a casa uno stipendio, a differenza di molti, che basta per più di metà a pagare l'affitto e per quello che rimane a sostenere le spese, per scelta (ovvio) ridotte all'osso e non alla necessità?
Io vorrei andare al cinema
comprare e leggere più libri
andare a teatro
viaggiare e non per lavoro
cose per cui, ora, se anche avessi i soldi, non avrei tempo
e vorrei comprarmi una casa, prima che la banca tiri fuori le trombette e i fischioni vedendomi anche solo entrare, pensando che io sia un barzellettiere vivente.
Io voglio sputarci sulla banca e ritornare al baratto che ha più senso.
Voglio un futuro fattibile senza ricorrere a prestiti, rateizzazioni a tasso d'usura, favori, ipoteche di dignità, prostrazioni a novanta e zerbinaggio, lotterie fregasoldi, scommesse, furti e spaccio di fuffa.
Senza dover lavorare per 12 ore, che io il viaggio non lo considero no un intermezzo, visto che è lì che lavoro ed è là, molto più in là, che vivo, e se ci devo mettere meno, allora trovamela tu una casa più vicina che io possa permettermi di pagare.
Dico che farei tanto, se avessi i mezzi e se per averli non dovessi dimezzare il mio tempo buono, perchè poi ti dicono: per avere di più devi dare di più.. BALLE. Forse è più vero: per avere di più devi darla/o di più. Vedo politici, amministratori delegati, dirigenti e pure artisti, diciamolo, spartirsi vagonate di soldi e non fare uno stramaledetto cazzo.
Analizzata la situazione, l'ho contemplata e la mia non pare, a me, accidia.
Perchè poi mi viene anche in mente che vorrei poter metter su famiglia, godermela e viverla. Al solo pensiero, voi le sentite le risate di sottofondo da sit-com americana degli anni ottanta? ecco, a me quelle non hanno mai fatto ridere.
Io sono incazzata abbestia. Della stanchezza fisica che diventa mentale e rende indolenti per bisogno di soddisfazione.